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MODO DI PROCEDERE

Sono interessa ta alle tracce di ordinarie produzioni umane – industriali o meno – tratte da esperienze collettive tanto sociali quanto culturali, così presenti, per non dire onnipresenti nelle nostre società di consumo, e che portano a riflettere sullo statuto dell'oggetto dimenticato, buttato, annientato.

Prendo anche a prestito i cartoni d'imballaggio, le illustrazioni pubblicitarie, le loro forme, e anche, a volte, le loro materie. Nel collage, vengono usati anche ogni tanto gli stessi oggetti, che scappano così allo scarto. D'altronde, ne va di pari passo per le mie proprie creazioni che si possono trovare, per parte, di nuovo usate in opere nuove.

       Questo modo di procedere si applica ugualmente alle mie opere digitali, create con lo stesso principio, a partire da fotografie, scattate da me nel passato e/o nel presente.

     Reinterpretarle, riscriverle in modo soggettivo, è tentare di « salvarle », spogliarle dei loro riferimenti sociali e culturali impiegandole in nuove composizio-ni, in nuovi scenari, offrendo loro, così, un'altra vita, un altro spazio, un'altra storia.

   Dipingere, creare, significa, quindi, costruire come un artigiano, utilizzando le possi-bilità tanto degli utensili specializzati quanto quelle di un qualsiasi oggetto che pos-siede, in sé, potenzialità di tratto, di spigolo o di uniformità. O si tratta, ancora, di 

usare le possibilità di un mouse.

    Niente visione prestabilita : si tratta di elaborare l'opera, a partire da  una  forma  prima- ria e matriciale, secondo le proposte, le sollecitazioni che fa, da sé, l'opera nascente, in un gioco di interdipendenze necessarie. Non posso negare la parte del caso in questo procedimento, ma... si tratta, diciamo, di un caso oggettivo.

     L'astrazione rappresenta, per me, il linguaggio privilegiato per creare, per aprire uno spazio che possa indurre una relazione attiva tra l'opera proposta ed il suo spettatore, un'esperienza sensoria non imposta e, quindi, molteplice.

    Quello che mi spinge, in questo procedimento, è proporre lo scoppio nella norma, ma uno scoppio latore di senso, in cui l'occhio possa ricreare una forma di narrazione visiva. Si tratta di proporre deviazioni e svolte per inventare un itinerario che tessa di nuovo una percezione ; è la ricerca ininterrotta, quasi, addirittura, « ossessiva » di una forma di alchimia dei piani, della composizione, delle forme e dei colori, in un movi-

 mento perpetuo, che, più o meno, si ride delle ovvie leggi della gravità.  

     Costruzioni rigorose ma la cui avventura si nutre anche del caso, e che si spiegano in un equilibrio senza equivoco però fragile, addirittura incerto.

Inviti ad un dialogo, ad un percorso, individuali, che si trasformano e, quindi, trasfor-

mano  il nostro rapporto al mondo, a noi stessi e... all'arte.

​

Suzanne Blanchet                     Traduction: Corinne Fortin

Mars 2015                                                  Août 2016

OPERE DIGITALI : L'USO DELLA TECNOLOGIA INFORMATICA

 

     Usare il computer, significa, prima di tutto, prendere in considerazione un utensile, un mezzo, nuovi, che non potrebbero sostituire gli altri supporti, ma che spostano lo spazio delle regole e delle  libertà : non è più un supporto convenzionale.

 

Le libertà

    Se lo schermo rappresenta quello che la tela, il cartone, o ogni altro supporto convenzionale rappresentano per un pittore, le possibilità specifiche dell'utensile informatico (cancellare, tornare indietro...) offrono un ovvio affrancamento da alcune regole (asciugatura, corollario di esitazioni e pentimenti...) e, quindi, una nuova libertà di esplorare, che si addice perfettamente al mio modo di lavorare e di affrontare la creazione, alla mia preoccupazione di molteplici composizioni e (ri)composizioni, e mi permette di spiegare ancora di più il mio universo estetico. Infatti, una medesima materia prima può essere lavorata in diversi e numerosi modi.

 

Gli obblighi

     L'obbligo maggiore risiede nel fatto che il lavoro di creazione si elabora a partire da una materia prima preesistente, per quanto mi concerne esclusivamente fotografie mie. Tanto per informazione, uso, al minimo, una decina di fotografie per un'opera.

Per altro verso, il lavoro digitale non è, per me, più rapido : da 15 a 20 ore minimo per una piccola opera ; spesso di più, addirittura molto di più, senza contare la raccolta fotografica

 

Il modo di procedere

    Le mie opere sono il risultato del mettere in relazione, del mettere in prospettiva foto digitali scattate da me, foto della realtà, foto di produzioni umane.

Il mio lavoro digitale mi permette di riflettere, tra l'altro, a proposito del problema seguente : come si può, a partire da fotografie del reale e di produzioni umane, mirare a un esito totalmente astratto, poi proporlo di nuovo rimaterializzandolo grazie a un supporto più classico ?

    L'uso della fotografia come materia prima, significa anche indagare sui rapporti tra la fotografia, la memoria e il suo inserimento in uno spazio artistico.

Per altro verso, mi sembra interessante abolire, in un certo senso, le frontiere tra l'arte pittorica « convenzionale » e l'arte digitale

     Nelle mie opere e, oltre al mio procedimento artistico generale, mi preme creare opere « transfughe » che si ridono delle categorie : pittura/informatica/foto/collage e si aprono così a una diffusione più larga.

 

La diffusione

   Infatti, l'interesse del lavoro digitale in termini di diffusione è che funziona come la serigrafia e permette di pubblicare più esemplari di una medesima opera. Non si tratta per me di progettare una (ri)produzione all'infinito ma poter proporre un'opera in più esemplari permette di rendere l'opera più accessibile.

   Mi sembra interessante pensare una produzione che prenda questa via con uno scopo di dissacrazione che offra un accesso demoltiplicato e ancora più diversificato. E in fondo, non è questo proprio dell'arte, un incontro con quello che sta dietro le apparenze e con il pubblico ?

 

 

Suzanne Blanchet             Traduction Corinne Fortin

Avril 2016                             Aout 2016

Copyright- Tous droits réservés                 Suzanne Blanchet

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